Il cuore infranto

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Completamente folle è chi dice
d’esser stato innamorato per un’ora
e non perché l’amor svanisca così presto,
ma perché in minor tempo dieci ne divora;
chi mai mi crederà, se io vi giuro
d’aver avuto la peste per un anno?
Chi mai non riderebbe, se affermassi d’aver visto
una fiasca di polvere bruciare un giorno intero?

Ah, che balocco è il cuore,
se cade nelle mani dell’amore!
Tutti i dolori fanno posto ad altri
dolori, e solo un po’ ne chiedono per sé;
vengono a noi, ma Amore ci trascina,
ci inghiotte e non mastica mai: come mitraglia
ci uccide in grande schiera.
E’ il Luccio tiranno, i nostri cuori Pesciolini.

Se non fosse così, che avvenne al mio cuore
quando ti vidi per la prima volta?
Portavo un cuore entrando in quella stanza,
ma uscendo non lo avevo più:
fosse andato da te, lo so bene, il mio cuore
forse avrebbe insegnato al tuo a mostrarsi
con me più pietoso: ma l’Amore, ahimé,
come vetro lo infranse al primo colpo.

Eppure niente può accadere al niente,
né alcun luogo può essere mai vuoto,
per questo penso che il mio petto
ancora conservi quei frammenti, separati;
e come gli specchi infranti mostrano
centinaia di piccoli volti,
così i miei frammenti di cuore
possono scegliere, desiderare e adorare,
ma dopo un tale amore non possono più amare.

[“Il cuore infranto” John Donne (Londra 1572 – 1631)]

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(non ho notizie sulla bibliografia. La poesia è un dono della mia amica Mat.)

  

Grazie tesoro. Dal mio al tuo.

2 Risposte to “Il cuore infranto”

  1. Ti voglio bene.

  2. Sì. Anch’io, te ne voglio. Sì.

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